lunedì 14 giugno 2010

PANGOLINORCHESTRA


(Italy)

Gi Gasparin – electric guitar, voice
Giuliano Tomaj Tremea – voice
Enrico Antonello - trumpet
Adalberto Bresolin – tenor sax
Andrea Caprara – tenor sax
Jacopo Andreini – alto sax
Edoardo Ricci – alto sax, trombone, tibetan horn
Tuia Cherici – clarinet
Giorgio Manzato – electric bass
Roberto Fega – electronics
Lucio Bonaldo – percussions
Stefano Porro – drums

Pangolinorchestrà is one of the expressions of the vulcanic musical activity of Gi Gasparin (since 1986 leader of Jawless, Gi Napajo, Else, Confraternita Felice Pesavento, Piume e Sangue, Sgrenaisade...) He recorded under this name a dozen of albums, then in 2005 the lineup becomes more tight, with members of Sgrenaisade, Tomaj the former singer of the avantcore band Detriti, Roberto Fega an electronic manipulator of the Ambiences Magnetiques world, and a bunch of wild improvisers coming from Tuscany. All these personalities recorded the album “Ex-perimento #5” released by Stella*Nera and co-produced by Idee Nere and Centro Stabile di Cultura. The band started playing a series of concerts where art rock blends with balcanic folk, punk rage crosses realtime conduction, and the voices of the orchestra raise an infernal sabbath.


Nato dalla vulcanica attività musicale di Gi Gasparin (Gi Napajo, Else, Confraternita Felice Pesavento, Piume e Sangue, Sgrenaisade...) come progetto estemporaneo col quale registra una decina di album, la formazione si stabilizza nel 2005 intorno ai membri degli Sgrenaisade, con l'aggiunta di Tomaj, voce scorticata dei Detriti, Roberto Fega, sperimentatore elettronico del giro Ambiences Magnetiques, e un nutrito gruppo di improvvisatori dell'area fiorentina. Il risultato è l'album "Ex-perimento #5" edito da Stella*Nera in collaborazione con Idee Nere e Centro Stabile di Cultura, e una serie di concerti in cui l'art rock si mescola al folk balcanico, le sfuriate punk attraversano le conduzioni in tempo reale, e le mille voci dell'orchestra si elevano in un sabba infernale.


Discografia
Pangolinorchestrà "Ex-perimento #5" (Stella*Nera)

altri link:
http://www.anarca-bolo.ch/stella_nera/pangolin%20orchestra.htm



"Il pangolino è un mammifero ma sembra tutt'altro: un misto fra carciofo, ananas, formichiere, armadillo e bradipo se può bastare. La Pangolinorchestrà rappresenta bene questo mix di somiglianze, dove nessuna di queste calza a pennello."
Con queste eloquenti parole si apre la presentazione del loro concerto all'Area Sismica. E dice già tutto.
In effetti si tratta di uno dei parti più bizzarri e improbabili della musica italiana alternativa/sperimentale (tanto per capirci) degli ultimi tempi: un essere proteiforme e sfuggente che assume di volta in volta tratti simili (ma non del tutto aderenti) a una banda da processione del sud Italia, una fanfara balcanica, una big band free jazz, o più semplicemente un manipolo di soggetti stralunati. Senza tralasciare una buona dose di attitudine allo sberleffo e all'autoironia.
Della formazione - che ha da poco pubblicato l'ottimo Ex-perimento #5 - fanno parte alcuni prolifici agitatori musicali underground nostrani di quella zona grigia che sta a cavallo tra free jazz, noise rock e altri sperimentalismi, come i polistrumentisti Jacopo Andreini e Andrea Caprara (in questa occasione ai sax), un veterano dell'improvvisazione radicale italiana come Edoardo Ricci (al sax e al trombone), Gi Gasparin, ex cantante-chitarrista del gruppo veneto avant-rock Gi-Napajo, l'improvvisatore elettronico romano Roberto Fega, i batteristi Lucio Bonaldo e Stefano Porro, il bassista Giorgio Manzato, e poi Adalberto Bresolin ancora al sax, Enrico Antonello alla tromba, Tuia Cherici al clarinetto e infine la voce sui generis di Giuliano Tremea.
Una musica ebbra e febbrile, posseduta da uno spirito dionisiaco; una forte sintonia collettiva, che si estrinseca nella condivisione di un'etica dello stare sopra le righe, in attesa dei momenti propizi per romperle. Un'orgia di fiati selvaggi, una proliferazione percussiva, una chitarra un po' straniata e sovente rumorosa, voci tendenzialmente sgangherate. Insomma, non ci si aspetti da questi combattenti votati alla causa dell'eccesso nessuna concessione al manierismo, al culto dell'ordine, all'estetica dell'equilibrio, della misura e della perfezione. Qui si bada al sodo, si punta alle viscere, all'istinto, nei momenti di grazia magari anche al cuore, ma poco alla testa. E per fortuna, perché l'effetto c'è e il risultato è convincente.
Non è forse casuale che gli elementi del gruppo provengano almeno in parte da un retroterra politico-culturale anarchico. La politica non fa parte direttamente dei contenuti della loro musica, ma è presente sullo sfondo, anche in senso letterale: sul palco, alle spalle del gruppo, c'era un manifesto contro l'allargamento della base Nato di Vicenza... E in continuità con la weltanschaung anarchica, oltre che con la lezione del free jazz, la formazione esprime appieno il suo potenziale e la sua forza d'urto nei momenti di libertà totale dove ognuno è libero di esprimersi senza regole e dove, al di là dell'apparente caos, quella che si crea non è una deriva individualistica (ognuno fa quello che gli pare), ma in realtà una forte identificazione dei singoli nell'entità collettiva.


O forse è proprio la libertà di esprimere la propria individualità senza sottomettersi a regole sovraordinate che rende possibile la creazione di un'identità collettiva più grande.
Ciò non vuol dire che dal gruppo non emergano individualità musicali con una propria fisionomia e ruoli riconoscibili. Per quanto l'improvvisazione e anche l'invenzione estemporanea abbiano largo spazio, tutti i pezzi hanno il loro nucleo di partenza in composizioni di Gi Gasparin e Adalberto Bresolin. Inoltre sul palco Gi Gasparin e Jacopo Andreini si ritagliano a turno il ruolo di direttori e si occupano d'incanalare il magma della spontaneità collettiva all'interno di un'idea compositiva: regolano il flusso delle masse sonore, le dinamiche fra pieni e vuoti, decidono gli spazi per l'improvvisazione solitaria dei singoli.
Ognuno quindi ha un ruolo, ma è continuamente incoraggiato a debordare dal suo spazio, a prendersi le libertà che più gli aggradano; e del resto non c'è bisogno di incoraggiamenti, perché tutti i musicisti sono perfettamente in armonia in quell'etica di ebbrezza collettiva di cui si è detto prima.
Melodie che evocano la tradizione bandistica nostrana; alcune reminiscenze balcaniche; accenni all'America latina; caotici momenti d'improvvisazione collettiva o brevi excursus solitari in stile free; derive nel noise-rock; interventi elettronici in stile elettro-acustico che a volte sottolineano i passaggi più enfatici, altre hanno un effetto decontestualizzante e straniante.
In certi momenti veniva quasi da pensare che se le fosse capitato in sorte di trovarsi a New York nel 1978, avrebbe potuto essere lei l'unico esemplare vivente di big band no-wave. (Fabio Strada, AllAboutJazz)




Sfrigola e rotola. Ballonzola e sferraglia. Procede a passo lento e circospetto, trascinando con sé un codazzo variopinto di inopportunità, esagerazioni, mostruosità; orridi mutanti sonori generati da cervelli in ebollizione, bocconi indigesti che scottano il palato e grattano la gola.
Ex-perimento #5 è un disco da trangugiare tutto d'un fiato; un disco che sprizza vitalità ed entusiasmo, voglia di opporsi, opporre e proporre un qualcosa che conservi un certo afflato anarchico, che sanguini e susciti reazioni carnali, anche negative, riacutizzi quel fastidioso problema di ipersensibilità dentale e faccia di nuovo gridare ai vicini di abbassare il volume dello stereo.

E allora ben venga il gitano "Banca Donnini"; ben venga lo studio entomologico di "Kqzy", e il titolo già la dice lunga sui livelli di contorsione linguistica raggiunti nel pezzo; siano benedette le cadenze funebri del requiem "Per Domenico Morelli", che suonata ai funerali congiunti di Palmiro Togliatti e Albert Ayler avrebbe fatto la sua figura; spalanchiamo le porte allo "Svedese disteso", figlio incestuoso di un rapporto tra "Gimme Some Lovin'" e una marcetta rumena o lituana; in alto le mani per la conclusiva "Spic & Spanish", degna di un Actis Dato cosparso di salsa piccante.

Certo, qua e là qualcosa sfugge al controllo, perde efficacia e scivola nel faceto ("Vestitevi" e "Bala Balota"), lambendo territori fricchettoni ed estetiche vicine al puro divertissement. Ma, d'altro canto, l'eccesso è parte integrante del gioco.
Prendere o lasciare. (Luca Canini, AllAboutJazz)


...una bellezza storta, intricata e sbilenca, simpatica e ridanciana ma attenzione a voltargli le spalle. gi gasparin butta il sasso nel pozzo, gli altri battono colpo. ossigeno puro per polmoni intossicati d'accademica seriosità, sbatti e ribatti materia viva, uno spicchio gli è punk, l'altro spicchio banda di ottoni balcanici a fine festa con gola bruciata d'alcool, la buccia secca e scartocciata fra impro ed elettronica strapazzata e dentro, in fondo al torsolo semoso una sana follia multicolore. il risultato finale è di quelli belli saporiti, forti e vigorosi, che t'impastano il palato e li sciacqui via soltanto con un bicchier di vin di quello rosso rosso. bello perché della somma delle parti se ne frega, si appozzaglia in broda schiumosa che dal pentolon tracima ribollente. (s)travolgenti ("banca donnini", "come tuo figlio", "svedese disteso", "spic & spanish"), secchi e stecchi (melmosa "most fires start small", "kqzy" con bestiario surreale incluso, "addosso" secca, stecca e basta, "per domenico morelli" fiera e baldanzosa), lessicalmente dissestati ("vestitevi" e "bala balotta"). pangolin orchestra è il seme della pianta immaginaria, l'albero che non c'è e vorremmo fosse, differenze e singulti che si fan pane. antico e moderno al contempo, fiero, dubbioso e rabbioso; per ogni risposta dieci domande. c'entra e non c'entra, lo ascolto e penso ad "attica blues" di archie shepp, buon segno evidente. bellezza libera e scorbutica da queste parti... [kalporz]

...il pangolino è un mammifero ma sembra tutt'altro: un misto fra carciofo, ananas, formichiere, armadillo e bradipo se può bastare. roba da bestiario delle assurdità. allo stesso modo la pangolinorchestrà è un ibrido fra banda paesana, icp-tet, liberation music orchestra, albert ayler band, jimi hendrix experience, neem, screamin' jay hawkinserie, jannaccerie e benninkerie assortite. "ex-perimento #5" -registrato presso il centro stabile di cultura di san vito di leguzzano e prodotto dallo stesso centro in cooperazione con idee nere e stella*nera- dà una buona immagine di una band il cui forte dovrebbe essere l'azione diretta da sopra il palco. in coscienza di ciò non vi sono tentativi di dare una strutturazione troppo rigida alla materia, la registrazione è stata probabilmente fatta in presa diretta, e lo scorrimento è fluido e libero. per "banca donnini" e "most fires start small" vengono ringraziati rispettivamente francesco donnini e mat pogo, ma in fede non saprei dire qual è stato l'apporto dei due alla composizione di detti brani. tutto il resto è comunque frutto delle "penne" di gasparin e bresolin, con contributo collettivo per quanto riguarda gli arrangiamenti. il risultato, tenendo conto che non si tratta di una formazione in pianta stabile e che più o meno tutti i protagonisti sono di norma indaffarati in altre traiettorie, è più che buono, seppure manchi quel piccolo quid per poter parlare di disco imprescindibile. forse qualche cazzeggio poteva essere evitato, ma i cazzeggi fanno chiaramente parte del gioco e chiedere a simil marmaglia di non cazzaggiare è un po' come chiedere al prete di dir messa senza la predica... [sands zine]

...mentre nelle barriques della cantina di casa stanno acquistando sapore una decina di albums dove fa capolino sempre gi gasparin (non un capopopolo, ma un addensatore gentile e recalcitrante di energie). mentre trionfa tutta la mia accidia, finalmente è stato edito in supporto argenteo un disco della pangolinorchestrà. disco con ciliegine, perchè della partita sono pure roberto fega e jacopo andreini (entrambi ebbero a che fare con gasparin in quel di rivara, per blog on rimbaud, kermesse di spermi sonori creativi, tanto trascurati all'occasione quanto fertili di figlioli degni di nota: leggetevi cosa dice the wire di "free for(m) rimbaud"). "ex-perimento #5" non può certo sintetizzare e metter ordine nel magma inventivo di tale ciurma variabile, ma qualcosa di altrettanto importante lo fa. attesta che non si tratta di avventizia naiveté musicale italiota ma d'un progetto con forte temperamento e controllo dei processi che dà i punti anche ad actis dato ("banca donnini", "svedese disteso"), spezza le ossa all'ubu-free-rock ("kqzy"), al jazz in opposition ("come tuo figlio"), alle funeral marches ("per domenico morelli"). esaltante, e più del solito, anche nelle invenzioni linguistiche ("balla ballotta" è da circo acido), pangolinorchestrà sta alta nella playlist 2007. e chissà se è la volta buona che un pubblico appena un pò più vasto di quattro lucidi disperati si accorga di quella che, insieme alla confraternita felice pesavento, costituisce la realtà (fantasia? utopia?) più importante della musica italiana... [blow up]

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